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11/05/2015
di Alessandra La Rosa

Festival of Media Global 2015: il Programmatic Advertising sotto i riflettori

La pubblicità automatizzata è stata uno dei temi al centro della due giorni all'Hotel Cavalieri di Roma. Ecco i punti di vista di UM, Cadreon, Mashable e Johnson & Johnson

Il Programmatic è una rivoluzione, pronta a portare i suoi benefici al cuore di tutte le campagne di marketing, ben oltre la sua portata iniziale. E’ questa l’opinione emersa nel corso del Festival of Media Global 2015, in occasione di una tavola rotonda che ha visto insieme, sul palco della kermesse, Daryl Lee, global ceo di UM, Arun Kumar, global president di Cadreon, Seth Rogin, cro di Mashable, e Luke Kigel, director, media & connections – Americas di Johnson & Johnson. Se Lee ha riassunto il concetto di Programmatic in una singola parola, «precision», la precisione puntuale con cui si pianifica una determinata campagna presso un determinato utente in un momento altrettanto specifico, Kumar ha invece voluto evidenziare come «il Programmatic non è solo una nuova modalità di vendita e acquisto degli spazi pubblicitari, ma è anche e soprattutto un modo di utilizzare i dati per dare un senso a uno specifico target». E proprio su questo concetto si è espresso anche il lato “azienda” della tavola rotonda: «potere utilizzare i dati è fondamentale per poter comprendere profondamente e in tempo reale il pubblico – ha dichiarato Kigel -, con l’obiettivo di deliverare contenuti specifici, e più in generale per sviluppare content strategy ad hoc». Ma l’utilizzo del Programmatic non è tutto “rose e fiori”. Nel corso del dibattito, infatti, è stato posto l’accento anche su importanti sfide che l’ad-tech pone in ambito media, soprattutto quando esce dai confini del digital per approdare ad altri mezzi, ad esempio la tv. Per esempio l’esigenza di «trovare qualcuno capace di costruire delle “data architecture”, mettendo insieme in maniera efficiente i dati raccolti da varie parti», come sottolinea Kigel, oppure il rischio che «l’uso della tecnologia e l’eccessiva focalizzazione sui dati intacchino l’autorevolezza di un brand», esposto da Rogin. Al Festival è stato affrontato anche un altro aspetto del Programmatic, ossia il suo rapporto con la “pubblicità tradizionale”, in particolar modo con il pensiero creativo.

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