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16/12/2014
di Simone Freddi

Condé Nast Italia è sempre più multimediale: dal video il 20% della raccolta digital

Prosegue la trasformazione dell'editore, ormai sempre più posizionato come una "Multimedia communication company". Nel 2015, in arrivo novità digitali per La Cucina Italiana, per il "polo dei maschili" e nell'area del Beauty. Raccolta 2014 in positivo (+1%), con il web a +19%

Sono risultati importanti quelli con cui Condé Nast Italia si appresta a concludere il 2014. Nonostante la chiusura di MySelf e il contesto ancora di contrazione del mercato pubblicitario italiano, infatti, l’editore di Piazza Castello si prepara ad archiviare l’anno con raccolta pubblicitaria complessiva in crescita (circa +1%), grazie alla sostanziale tenuta della carta e a un +18% registrato sul digital, come ha spiegato martedì il top management del gruppo in un incontro con la stampa. A trainare l’adv online, in particolare, è il video: la piattaforma CN Live!, lanciata a marzo di quest'anno, ha permesso a Condé Nast di passare in un anno da appena 50 mila video a 15 milioni di video visti al mese. La ricaduta in termini di ricavi è stata significativa, con il video che già vale il 19% della raccolta digitale. Se a tutto questo aggiungiamo gli eventi, comparto a sua volta in forte crescita che nel 2015 vedrà Vanity Fair e GQ esordire nel settore dei “big events” già presidiato con la Vogue Fashion Night Out e il Wired Next Fest, si completa il quadro di una trasformazione profonda, che deve portare Condé Nast a diventare una “Multimedia communication company”, come l’ha definita il presidente e a.d. Giampaolo Grandi.

Giampaolo Grandi
«Con un documento interno di settembre 2012, "Reinventing the business", abbiamo tracciato le linee guida di questa evoluzione, e oggi posso dire che questo progetto ha compiuto dei passi davvero significativi», ha spiegato Grandi. «Nasciamo nella carta e cerchiamo di restarci con autorevolezza e fiducia nei nostri brand, che restano un asset dal valore unico sul mercato, ma ci stiamo muovendo con decisione verso il mondo mondo degli schermi. Perché? Banalmente, perché è l'unico dove c'è il pubblico. Fatte 100 le interazioni con un media, oggi l’80% avviene attraverso uno schermo, che sia la tv o uno smartphone».  

Condé Nast: tutti i numeri del 2014

I numeri del 2014 di Condé Nast Italia sono stati dettagliati da Domenico Nocco, Executive VicePresident Finance&Operations dell’editore. Complessivamente, nel 2014 il fatturato pubblicitario è leggermente superiore a quello del 2013, nonostante la chiusura di Myself e Sposabella: circa 120 milioni. La raccolta su stampa (105 milioni nel 2014) chiuderà con una leggera flessione del -1%, un risultato comunque importante se paragonato alla media di mercato (nell’ordine del -10%). Dal 2007 al 2014 Condé Nast ha raddoppiato la quota di mercato pubblicità periodici: dal 12% al 24%. Il digital cresce del 18% nel 2014 (il mercato, secondo FCP-Assointernet, è flat) e rappresenta il 10,5% del fatturato totale pubblicità, (quindi circa 13 milioni di euro, ndr) che diventa circa il 15% considerando i soli brand che hanno una presenza digitale (Vanity Fair, GQ, Wired, Vogue). A dare il maggior impulso ai ricavi online è stato il video, che vale il 19% dei ricavi digitali. La pubblicità è di gran lunga la componente maggiore dei ricavi di Condé Nast, pesando per circa l’80% sul totale: Ai 120 milioni di euro di raccolta vanno poi sommati 20 milioni di ricavi da diffusione (in calo) e 10 milioni di “altri” ricavi, in cui la componente dominante è quella degli eventi, che vale quest’anno circa 7 milioni di euro, in aumento dai 4 del 2013, senza considerare l’indotto sulla raccolta adv. Il margine operativo quest’anno sarà di 13 milioni di euro, in crescita dai 10 dello scorso anno e con un target 2015 fissato a 17 milioni di euro.

Nel 2015, focus su Maschili, Beauty e Cucina Italiana

Diversi sono i progetti ancora in cantiere in casa Condé Nast: tre comunque sono le principali aree di sviluppo indicate per il 2015 da Fedele Usai, Deputy Managing Director della società.
Fedele Usai
La prima è «l’implementazione degli asset digitali dei maschili», ha detto il manager, con l’obiettivo di «portare da 5 a 7 milioni gli utenti unici in quest’area entro il prossimo giugno, creando un polo sostenibile in grado “contrappesare” il ruolo di Vanity Fair sul fronte femminile». La seconda consiste in una novità che debutterà a febbraio ed è nuovo progetto editoriale nell’area del beauty, che vivrà online ma con ripercussioni sul territorio. Sul progetto, frutto di «mesi di lavoro con i principali player del mercato», per ora è mantenuto un certo riserbo ma Usai ha anticipato che «daremo vita vita alla più grande aggregazione di blog e influencer in questo settore presente sul mercato italiano». Infine, il terzo pilastro della strategia 2015 è il definitivo rilancio de La Cucina Italiana, lo storico mensile acquisito a luglio 2013 da Quadratum e pubblicato da aprile da Condé Nast, che è già riuscita a raddoppiarne il fatturato su carta (1,2 milioni di euro nel 2014 dai 600 mila del 2013). «Un dato - ha detto Usai - che vogliamo far crescere di una altro 25% nel 2015». Ma non solo: a marzo infatti verrà lanciata la nuova presenza digitale del brand. Non un semplice sito, ma una piattaforma «sul modello Wired» a cui farà capo tra l'altro un’importante attività di "scuola di cucina", sia fisica sia digitale, attualmente in progettazione. Per questa testata c'è anche da sciogliere il nodo della proprietà: attualmente La Cucina Italiana è infatti gestita da una Srl controllata all’80% da Condé Nast e per il restante 20% da Quadratum. «Abbiamo intenzione di esercitare l’opzione per arrivare al 100% in tempi brevi», ha assicurato Grandi. Da queste tre operazioni, insieme ad altre, prende corpo un 2015 in cui gli obiettivi, se centrati, potranno far tornare a parlare realmente di crescita, non più limitata a singoli comparti, ma organica. «Nel prossimo anno - ha detto Fedele Usai - Ci aspettiamo un 40% di crescita dei ricavi digitali, con un risultato di raccolta triplicato per CN Live!. Confidiamo anche per la raccolta cartacea una chiusura in positivo, nell'ordine dei 3 o 4 punti percentuali».

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